Me ne lavo le mani…

Lascia spazio per la riflessione quanto accaduto a Wikimedia Italia, l’associazione che si occupa di diffondere la conoscenza libera tramite Wikipedia e i progetti correlati all’interno dei nostri confini, qualche giorno fa. Un onorevole, dell’attuale maggioranza parlamentare, viste espressioni poco edificanti sulla voce a lui dedicata sull’enciclopedia, è passato subito all’azione.

Il lemma è scomparso dall’enciclopedia e il deputato, per qualche frase potenzialmente lesiva, ha richiesto ad una Società senza alcun fine di lucro, assolutamente non responsabile dei contenuti dell’archivio (anche per l’impossibilità materiale di verificare in tempo reale e a breve termine i singoli e molteplici contributi, a carico di volontari), la somma di ben 20 milioni di Euro a titolo di risarcimento. Sulla falsa riga di quanto già fatto dal “miglior Presidente del Consiglio degli ultimi 150 anni” (a detta proprio dello stesso, il quale ha disertato l’inaugurazione della Fiera del Levante, preferendo commemorare Mike Bongiorno a Milano), che giorni fa ha citato per danni “La Repubblica” e “L’Unità”, chiedendo ai quotidiani dagli 1 ai 2 milioni di Euro per il medesimo motivo.

Wikipedia è una vetrina non indifferente: molti hanno litigato con la comunità pur di far apparire la propria voce sul sito. Altrettanti, invece, hanno preferito evitare illazioni sul loro tornaconto, arrivando a richieste esplicite, se non vere e proprie minacce legali. In questo caso, invece, si è giunti direttamente agli atti giuridici, senza passare da pubbliche avvisaglie. Operazione lecita per tutelare la propria dignità personale; dare e permettere la lettura di informazioni false, calunniose o diffamatorie lede, specie in campo istituzionale, la figura di un politico o di un imprenditore. Con tutti i dati comparativi e resoconti del caso, comunque.

Rispetto ad una Wikipedia che, come scritto, “diffonde il sapere” (pur essendo fondamentalmente una raccolta di fonti, in particolare articoli giornalistici), un blog tende ad esprimere opinioni o “specchiare” notizie apprese qua e là dagli organi d’informazioni, capaci di catturare l’attenzione di un target ristretto o vasto di persone. Ce ne sono migliaia in Italia: alcuni, ogni giorno, hanno un accesso favoloso (in ordine alle decine di migliaia di visite); altri devono dichiararsi soddisfatti nell’ottenere una ventina di ospiti e qualche post. Però, per quanto “piccolo” un blog può essere, se si dovesse scrivere in termini poco positivi nei confronti di un determinato personaggio, il rischio di ricevere una relata di notifica a casa, per quanto possa essere raro, sussiste. Facile immaginarsi quanti siano i diari multimediali contro una squadra di calcio, un presentatore televisivo, un sito web o un VIP in genere. Insomma, qualsiasi persona (fisica o giuridica), se “accusata”, potrebbe contestare un domani, in Tribunale, quanto scritto in rete. Sia a livello penale che civile. Le conseguenze sono disastrose, in tempo ed in denaro. Soprattutto per chi non ha una copertura editoriale.

Nell’esempio concreto, ed in virtù del diritto di critica (tutelato dall’art. 21 della Costituzione e diverse sentenze della Cassazione), questo blog commenta alcune notizie, usa poco e spesso toni ironici, ma non ha mai esplicita intenzione di offendere, mettere in cattiva luce o sfregiare l’immagine di alcuno. Si limita a riportare, nel limite del legale – si spera -, quello che accade e che viene riportato dai mass-media, fornendo occasione di confronto agli avventori. Permettendosi di dispensare, ogni tanto, qualche consiglio.

L’opinione, nella sua forma più vera, la coltiveranno poi i singoli.