Cento di questi edit

[per Diritto di Critica]

Wikipedia compie i suoi primi 10 anni. Chissà se Jimbo Wales, il fondatore della “baracca” (inizialmente chiamata “Nupedia”), avrebbe mai ipotizzato un simile successo. Da sempre l’Uomo ha cercato di catalogare informazioni (più o meno) utili in qualche modo, rendendole disponibili a tutti. Ora, grazie a questo sito internet, può riuscirci in qualsiasi momento, in tempo reale. Ovviamente una raccolta di dati non può essere indiscriminata: per questo sono necessari confronti anche duri, validi solo con una comunità partecipativa alle spalle. Se un progetto brama la vera “libertà“, dovrà sostenere in primo luogo due punti essenziali: neutralità ed oggettività.

Ogni giorno centinaia di migliaia di persone in tutto il mondo accedono al sito, disponibile (attualmente) in 278 versioni a seconda della lingua. Come logico che sia, è l’idioma inglese ad avere il sopravvento, con circa 3.520.000 voci, contro le quasi 765.000 di it.wiki (al 5° posto). Oltre che dagli accessi, questa differenza dipende da vari fattori, come i criteri (condivisi) di selezione delle voci. Logicamente, chi ha a cuore l’enciclopedia va alla ricerca della qualità, più che del dato numerico in sé. “Qualità” difficile da ottenere: ad un valido numero di collaboratori (molti dei quali più “occasionali” che utenti già registrati) si alterna quotidianamente un campione di “vandali”. I quali, per polemica o pura goliardia, mettono alla prova l’affidabilità del complesso. Per questo esistono anche “operatori di sistema” (volgarmente definiti “amministratori”): una mera supervisione è indispensabile, anche nei rapporti tra gli stessi utenti.

Chi consulta l’enciclopedia, infatti, spesso ignora che, per riportare una determinata tabella o avere una precisa stesura in una voce, si sono svolte discussioni, vi sono stati pareri opposti o persino blocchi  di pagine e/o utenze, nonché procedure di cancellazione. Wikipedia non è una “fonte primaria”: attinge le informazioni da altri organi, proprio per ricercare l’affidabilità utile al visitatore. Inoltre, uno dei luoghi comuni da sfatare è quello del compenso: chiunque operi sul sito non riceve alcuno stipendio. Tutto si svolge su base volontaria.

Nonostante ciò, l’ “enciclopedia libera” è balzata agli onori di cronaca, specie per quanto riguarda la “base italiana”. A diatribe di minor evidenza (rimaste, bene o male, “interne” alle cronologie di WP) si sono alternate occasioni di analisi più pubbliche. Si possono ricordare casi concreti come la “bocciatura” della voce su Gabriele Sandri (il tifoso laziale morto in una stazione di servizio nel 2007), di cui si occupò persino “La Gazzetta dello Sport”, o la richiesta di risarcimento danni per ben 20 milioni di Euro avanzata da un imprenditore e rappresentante delle Istituzioni nei confronti dell’associazione no-profit Wikimedia Italia. Quest’ultima promuove, nel nostro territorio, i vari progetti dell’universo wiki, ma non è comunque responsabile di contenuti e relative modifiche. L’utopia di voler raccogliere parte del sapere collettivo ha un suo costo, evidentemente, non solo economico.

Ancora più di recente, il TG5 ha dedicato un servizio proprio su Wikipedia (l’ultimo di una lunga serie), dove ne evidenziava lacune e addirittura il suo essere “ideologizzata”, preda non di esperti e scienziati ma di “chiunque”. E, nello stesso tempo, secondo lo speaker, “così non è perché alcuni profili non sarebbero modificabili”. Peccato che il giornalista in questione non abbia nemmeno posto il problema del “come funziona” il tutto, prima di decantare i “pericoli” della ormai decennale enciclopedia internettiana.

Che, senza volersi sbilanciare, è probabilmente un po’ più attendibile del reportage fornito dal TG della rete Mediaset.

P.s. Degno di nota sul tema è anche il post di Leonardo.

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