Incazzati neri

Gli "All Blacks", i nazionali neozelandesi di Rugby XV, mentre eseguono una haka prima del match (da Wikipedia).
Stiamo vivendo un periodo “scontroso”. Quanto successo a Rosarno, cittadina calabra immersa tra oliveti e agrumeti e con vista sul Tirreno, lascia spazio a diverse considerazioni. Ecco un riepilogo di quanto accaduto fino a poche ore fa, prendendo un iniziale spunto dal rapporto del sostituto procuratore della direzione nazionale antimafia, Cisterna [grazie, Tooby].

Gli immigrati ivi residenti si alterano. Perché? Meglio iniziare dai dati: Rosarno accoglie una grossa fetta di stranieri; secondo Wikipedia (che citerebbe Medici Senza Frontiere) sarebbero circa 5000 gli ospiti in questa zona, abbastanza vicina ai Centri di Permanenza Temporanea e, comunque, terra di possibile speranza per una vita decente. Difficilmente, ora, un italiano coglierebbe agrumi e olive manualmente in condizioni quantomeno normali. Gli extracomunitari, invece, si accontentano di pochi spiccioli e lavorerebbero sotto qualsiasi condizione atmosferica, senza tener conto delle otto ore giornaliere standard. Oltremodo, non tutti sono giunti nella Penisola in maniera regolare e il rischio del rimpatrio è sempre in agguato. Insomma, si sviluppa il logico assioma lavoro = protezione. In breve, una “moderna schiavitù”, sfortunatamente confermata dalla situazione disastrosa dei siti (in buona parte abusivamente occupati) dove bivacca questa gente.

Comincia la rivolta. Dopo lunghi periodi di proteste, avvalorati da altri precedenti “illustri” ed altrettanto drammatici (Castel Volturno?), sorge l’instabilità e sfocia in violenza. Non proprio immediatamente, le Istituzioni notano quanto sta accadendo nel “profondo sud”. Il Ministro dell’Interno, Maroni, parla di “troppa tolleranza” e di “problema sanitario” per quanto concerne gli immigrati esasperati, la cui rabbia repressa è sfociata in auto ribaltate, cassonetti dati alle fiamme e vetri infranti per mezzo di spranghe. Le palle, evidentemente, si sono riempite da più parti. Bisogna prendere provvedimenti contro i riottosi, questo è sacrosanto: per cominciare, “via da lì”. Tolleranza zero. Si decidono così gli espatri verso altri centri dello Stato e le demolizioni coatte dei locali usucapiti irregolarmente. Forse si poteva optare per scelte diverse. Classico “senno di poi”.

Come se non bastasse, non viene neppure escluso lo zampino della ‘ndrangheta. Sia per i caporalati, sia per il tentacolo posto sull’esportazione dei frutti, sia per l’intervento armato di alcuni cani sciolti (o vero e proprio branco, lo si saprà probabilmente in seguito) contro gli africani ribelli. Eventualmente, il segnale dato dalla locale mafia è il far capire “chi comanda” nel territorio, chi ha gli strumenti per ristabilire l’ordine per davvero (superando persino le forze di polizia). Il commissariamento della città, dal punto di vista amministrativo, rende ancora più cupo uno scenario di per sé oscuro.

Il mondo cattolico condanna (ovviamente) la violenza e prega per quelle “povere anime”, costrette a vessazioni e ad una oggettiva vita di merda. D’altra parte, forse ispirato dal titolo ironico dell’ultimo libro di Gian Antonio Stella (“Negri, froci, giudei & Co. – L’eterna guerra contro l’altro”, edito da Rizzoli, guarda caso riguardante gli sfruttamenti e le discriminazioni di certe categorie di persone) oppure dalla via milanese in cui ha sede, “Il Giornale” di Feltri, nel week-end, raddoppia con due prime pagine “ad effetto”: Ma questa volta… hanno ragione i negri e Anziché ai negri, sparate ai mafiosi. Modi gentili per evitare polemiche di sfondo razzista, no? E non si tratta di una “prima volta“. A questo punto, per coerenza, bisognerebbe evitare persino solidarietà verso Balotelli, altra “vittima“, in circostanze diverse, del colore della pelle. O, più correttamente, dell’ignoranza (eufemismo) di alcuni.

Tanto per concludere la triste vicenda, almeno per il momento, arrivano pure le proteste dell’Egitto. Il governo dello Stato delle Piramidi lamenta il trattamento, al limite dell’odio, subito dagli arabi in Italia. Con il timore di leggere fra qualche tempo sulle porte delle attività commerciali cartelli del tipo “vietato l’ingresso agli islamici e ai cani“*, si ha la risposta di Umberto Bossi, altro Ministro della Repubblica. «Guardate come trattano i cristiani. Li fanno fuori tutti».

2010. Anno dell’amore, non dimentichiamolo.

*Aggiornamento (19-01): Infatti, l’hanno fatto.

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